Un semplice approccio mentale utile nella vita, nel lavoro e in tutto il resto
«Datemi un angolo dove appoggiare la schiena e fermerò il mondo». Questa frase potrebbe diventare il motto di molte persone che incontriamo ogni giorno e che aumentano sempre di più. Quando l’aria attorno non è delle migliori, soffiano venti di crisi o ci sono meno prospettive è normale sentirsi sopraffatti. Tuttavia non c’è motivo per mettersi mettersi da soli con le spalle al muro.
Eppure lo vedo spesso e lo ascolto sempre di più. Parli con persone che stanno affrontando dei problemi e anziché cercare un modo di risolverli si accasciano su giustificazioni, falsi nemici, avversità supposte. Dimenticano tutti che vivono in un mondo in cui ci sono altre persone che hanno gli stessi problemi ma che ne vengono fuori. Quando fai notare loro che alle stesse condizioni ambientali si può reagire diversamente (o, almeno, reagire) ti rispondono che loro sono diversi da quelli lì che ce la stanno comunque facendo e che quelli, quegli altri, sono fortunati altroché.
L’incapacità di prendersi una responsabilità, per quanto minima o dolorosa, è un grande male di questi tempi. È sempre colpa di qualcun altro.
Per difendermi da questa tendenza ho messo a punto un semplice sistema: smetto di dare appoggio a chi non è in grado di elencare tre sue mancanze, tre cose che avrebbe potuto fare meglio, prima di dare la colpa a un fattore esterno.
È davvero così semplice. Se esistono tre cose che non hai fatto e i tuoi concorrenti fanno, allora la colpa delle tue disgrazie non è loro ma tutta squisitamente tua. Di più: se esistono tre cose che avresti potuto fare e non hai fatto allora puoi cominciare a farle senza perdere altro tempo.
Essere con le spalle al muro significa non avere più vie di uscita, non riuscire a sottrarsi a un ambiente che ti piglia costantemente a pugni in faccia. Ma avere tre cose che avresti potuto fare e non hai fatto, vuol dire avere tre possibili vie di fuga per uscire da quell’angolo.
Se invece, onestamente, non si è in grado di trovare nessun difetto in quello che si è fatto, nessuna differenza con ciò che altri hanno fatto, nessun passaggio del proprio passato sul quale recriminare… beh allora è il caso di prendere, dignitosamente, coscienza del fatto che non si è fatti per quel tipo di ambiente. Che tutto è troppo ostile ed è il caso di cambiare molto di più. Ma anche in questo caso non è colpa dell’ambiente che ci circonda ma del fatto che non si è all’altezza di quell’ambiente.
Uscire per abbandono da un ring nel quale si prendono solo pugni in faccia, è comunque un’altra, singola, unica, via di uscita.